sabato 13 giugno 2009

oltre la disabilità: l'amore parte prima

Anna guardava il suo piccino, mentre dormiva , in quei magnifici due anni lo vedeva addormentarsi ogni giorno e con lo stesso dolore si interrogava:” perchè? Perché proprio a lui? Andrea era un bambino speciale perché aveva un cromosoma in più , infatti era affetto dalla trisomia del cromosoma 21 o più comunemente sindrome di down, che tutti conosciamo perché ahimè molto diffusa . Certo la vita aveva messo alla prova Andrea non ancora nato, quando suo padre aveva deciso di abbandonarlo , perché troppo imperfetto, e troppo anormale. Ma che cos’è che scatta dentro un uomo che lo spinge a lasciare suo figlio sangue del suo sangue, non lo so , ma pur non avendo un padre aveva tanta gente che lo amava più di ogni altra cosa al mondo. Anna aveva lasciato tutto per suo figlio, un lavoro brillante da infermiera , ma non le pesava per i figli si è disposti anche a morire. Un giorno però decise di tornare a lavorare ormai Andrea era grandicello e l’avrebbe potuto portare all’asilo nido in oltre c’era una schiera di persone pronta a prendersi cura di lui, e cosi fece, dopo qualche mese trovo lavoro in una nota clinica di Roma.Il primo giorno in reparto è sempre difficile per tutti: nuovi colleghi, facce nuove, nuovi metodi e tante cose da imparare . Anna aveva superato brillantemente quel giorno di prova e quindi il posto di lavoro, era suo. Era felice mentre era in reparto , quando d’improvviso senti una voce che aveva cercato di dimenticare , si volto di scatto e riconobbe quegli occhi che l’avevano fatta innamorare. “Anna vieni che ti faccio conoscere il nostro primario , il professore Antonio Drago” si senti chiamare dalla caposala mentre lei avrebbe voluto solo sparire . Fatte le presentazioni , iniziò il giro visite , che venne svolto con professionalità e competenza, tra i suoi pazienti c’era un bambino con la trisomia 21, con stupore di Anna vide il primario prendere in braccio il bambino e giocare con lui e un po’ di amarezza le attanagliò il cuore, come un uomo potesse essere cosi dolce e buono con i figli degli altri e aver abbandonato il suo senza chiedersi nemmeno come stesse. Anna provava una rabbia , un dolore, che le toglievano il fiato eppure rivedere i suoi occhi marroni e quel sorriso avevano scombussolato il suo cuore. Mentre era immersa nei suoi pensieri, venne riportata alla realtà dal primario che la invitava a raggiungerla nel suo studio, suo mal grado fu costretta a seguirlo. L’imbarazzo era palese, “il destino a voluto che ci rincontrassimo e credo che dovremmo lasciare da una parte i nostri problemi personali per i nostri pazienti, credo che sia meglio che nessuno sappia che già ci conosciamo “ Anna non credeva alle sue orecchie è proprio vero l’amore rende proprio cechi , ok dissi non preoccuparti. “Come è difficile”pensò Antonio mentre si allontanava dalla stanza , è sempre più bella non sono mai riuscita a dimenticarla ma come potevo dirgli che avevo n tumore , come potevo dirgli che forse sarei morto e poi nostro figlio ha bisogno di lei non può concentrasi su di me si è meglio, ma fare l’indifferente è diventato molto difficile, un mese e poi avrebbe saputo se le nuove terapie avranno fatto effetto e allora solo allora avrebbe provato a riconquistare la sua Anna. Anna era scossa non pensava il rivedere Antonio l’avesse turbata più dl solito, ma non era turbata ma semplicemente disperata, per anni aveva cercato di dimenticarlo, ma era stato impossibile, quando trovi il vero amore credi impossibile che questo possa finire e in quel modo. Ma la realtà era un’altra aveva abbandonato suo figlio , perché malato, lui, che i bambini malati li cura, non si capacitava di ciò. Tornata a casa corse a prendere in braccio il suo Andrea e a giocare con lui cosa che la distendeva moltissimo,ma allo stesso tempo pensava che non l’avrebbe mai visto giocare con suo padre, come fanno tutti i bambini abili e disabili, il cuore gli riempi di tristezza

1 commento:

  1. Ciao Chiara, sono Raf un tuo lettore su RaccontiOltre. Da li sono arrivato qui ed ho appena finito di leggere questa storia davvero triste di drammi dentro drammi e per di più tenuti nascosti. Come sempre traspare nettamente il tuo grande cuore puro e buono.
    E anche se tu non l'hai scritto (ma credo lo pensi) anche se sarà per poco tempo è giusto donare ed anche ricevere affetto. Essere malato non vuol dire congedarsi dal modo e dalle responsabilità. E poi le persone down sono così affettuose da lasciarti senza parole e riempirti il cuore.
    E' stato un piacere ritrovarti e rileggerti
    Con simpatia e stima
    Raf

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